
17 Nov Ho tutto ma non sono felice
“Ho tutto ma non sono felice”
Ci capita di osservare la nostra vita inseriti in una società dove non c’è guerra, non c’è fame, non c’è siccità, di guardarci attorno e constatare che ci sono persone con vite più difficili delle nostre, di renderci conto di avere un lavoro, un partner, una famiglia e degli amici che ci vogliono bene eppure …. non siamo felici. Tutto questo ci stupisce, ci interroga, a volte potrebbe farci vergognare di fronte alla persona di turno che sta lì a ricordarci di chi sta peggio di noi.
Questi giudizi partono dal presupposto che la villa con piscina, il/la partner con i capelli biondi e la macchina decappottabile siano la ricetta della felicità per chiunque, che tutti debbano desiderare queste cose e pare strano se qualcuno, in queste condizioni, ci stia stretto. La maggior parte delle persone non si ferma a pensare qual è il proprio desiderio, qual è la ricetta personale della felicità e dunque si entra in crisi quando raggiunto lo stipendio per permettersi la villa con piscina ci si rende conto di odiare il cloro. E ci si vuole curare per avere un buon rapporto con il cloro, quando l’unica vera cura è quella di ricordarsi che la piscina non era il proprio desiderio.
Dove sta il mio desiderio? Dove l’ho lasciato?
Quando siamo tristi, inappagati, insoddisfatti dovremmo porci questa domanda “avete agito conformemente al desiderio che vi abita?” (Lacan). Un percorso di psicoterapia non dovrebbe essere affrontato come un processo di normalizzazione, ossia l’obiettivo non è diventare come tutti gli altri ma è la ricerca della propria unicità.
Le leggi e le aspettative della famiglia, della società e della cultura ci fanno perdere di vista noi stessi, come un ragazzo che nella scelta delle scuole superiori viene posto di fronte alla domanda: “vuoi frequentare il liceo classico o scientifico?”. In questa domanda sono escluse tutte le altre opzioni scolastiche e il desiderio del giovane di chiedere quello che la domanda non contempla rimane muto. Il lavoro di ritrovamento del proprio desiderio è difficile perché significa rispondere ad una domanda che nessuno ti fa. L’obiettivo della cura non è l’omologazione ai prototipi del momento perché tutto quello che il mondo ritiene desiderabile non è quello che il singolo vuole e seppure si volesse ignorare se stessi, ciò non è possibile perché l’animo non si placa e i sintomi irrompono.
fonte immagine: Mojo-Wang